Un viaggio nella terra più estrema del pianeta per testimoniare il cambiamento climatico in corso.
Pedaleremo a -67°C e pagaieremo a +38°C.
Siamo convinti che il surriscaldamento climatico degli ultimi decenni abbia un colpevole: NOI.
O cambiamo il nostro stile di vita o causeremo danni irreversibili all’ecosistema e alle generazioni che verranno. Sostituire il capitalismo è un’utopia troppo ben accertata, l’unica nostra speranza è l’avvento di una coscienza comune che possa persuadere ogni essere umano a fare la propria parte. Solo la convinzione che ognuno di noi può contribuire ad arginare l’inesorabile aumento delle temperature semplicemente modificando alcune delle proprie abitudini, basterebbe per invertire il corso degli eventi. Se ognuno si sentisse parte della Natura e non un’entità altra che ne abusa senza ritegno, saremmo in grado di comprendere che le nostre scelte quotidiane determinano il futuro degli oceani, la salvaguardia delle foreste in fiamme, le carestie nelle aree sempre più aride e le guerre che verranno. Nessun animale in natura distruggerebbe il proprio habitat, la nostra specie lo sta facendo, ma siamo assolutamente sicuri che non se ne stia rendendo conto.
Ecco che qui vogliamo dare il nostro contributo di esploratori per toccare con mano le mutazioni che il clima sta avendo sotto i colpi delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’aumento dei gas serra sta innalzando le temperature soprattutto nelle zone più fredde del pianeta, facendo registrare medie altissime in zone che prima erano famose per essere i luoghi più freddi del pianeta. Sconvolgente è il caso della cittadina di Verkhoyansk in Siberia che l’estate scorsa ha toccato i +38°C, quando d’inverno può raggiungere i -67°C. L’immediata conseguenza sono stati roghi con fronti vastissimi che hanno incenerito 9 milioni di ettari di taiga.
105°C di escursione termica, che hanno trasformato la città più fredda del mondo nell’inerte spettatore di colossali incendi, stanno intaccando il millenario permafrost che si sta sciogliendo. Questo determina la liberazione di grandi quantità di gas serra immagazzinate nel sottosuolo, che vanno a sommarsi al biossido di carbonio prodotto dalla combustione della torba che abbonda in queste aree. Quindi non è sufficiente ripulirci la coscienza dicendo che fra dieci anni la vegetazione ricrescerà e si riprenderà tutti i gas rilasciati, quelli che vengono dal suolo contribuiranno inesorabilmente ad innalzare le temperature di queste terre innescando un circolo vizioso che le incendierà ogni estate sempre di più.


LA SPEDIZIONE
Nell’inverno 2022 gli esploratori Stefano Gregoretti e Dino Lanzaretti percorreranno in bicicletta la gelida strada di 1200km da Ojmjakon a Verchojansk, i due villaggi che si contendono il record del luogo abitato più freddo del mondo.
Nell’estate 2022 continueranno il viaggio in SUP remando 750km lungo il fiume Yena da Verchojansk fino all’oceano Artico.
La tratta invernale sarà il viaggio in bici più freddo mai realizzato fino ad oggi e vedrà i due atleti cercare di sopravvivere in autonomia per quasi un mese a temperature che scenderanno anche sotto i -60°C.
L’estate successiva si cimenteranno nella prima navigazione dello sperduto fiume Yena in piedi su un SUP da spedizione, ovviamente in autosufficienza e senza disturbare i tantissimi orsi che ne popolano le sponde. Un’avventura incredibile solo a pensarla, ma unica per raccontare le foreste che potremmo perdere per sempre.
Il nostro scopo è quello di raccontare in prima persona lo sconvolgimento climatico di queste aree del pianeta che passano dalle temperature più fredde al caldo più insensato. Vogliamo essere i testimoni oculari del cambiamento nelle vite delle persone che in queste regione vivono raccontare la nostra avventura al limite della sopravvivenza.
Abbiamo deciso di non trattenere il respiro aspettando che il punto di non ritorno venga oltrepassato, quel respiro lo useremo per pedalare nella strada più fredda del mondo, per pagaiare la dove mai nessuno è stato prima, per raccontare, a chi ancora non crede, che esiste il surriscaldamento del pianeta, mostrando le terre dove questo sta provocando il più grande sconvolgimento. In cambio della nostra fatic della nostra paura per questo viaggio nell’ignoto vorremmo che chi ci seguirà non si voltasse più dall’altra parte.
GOAL
Il nostro scopo è quello di raccontare in prima persona lo sconvolgimento climatico di queste aree del pianeta che passano dalle temperature più fredde al caldo più insensato. Vogliamo essere i testimoni oculari del cambiamento nelle vite delle persone che in queste regione vivono raccontare la nostra avventura al limite della sopravvivenza.
Abbiamo deciso di non trattenere il respiro aspettando che il punto di non ritorno venga oltrepassato, quel respiro lo useremo per pedalare nella strada più fredda del mondo, per pagaiare la dove mai nessuno è stato prima, per raccontare, a chi ancora non crede, che esiste il surriscaldamento del pianeta, mostrando le terre dove questo sta provocando il più grande sconvolgimento. In cambio della nostra fatica e della nostra paura per questo viaggio nell’ignoto vorremmo che chi ci seguirà non si voltasse più dall’altra parte.
CHI SIAMO
Stefano Gregoretti
Agronomo, atleta, ultrarunner, esploratore innamorato dei puntini “bianchi” sulle mappe; un endurance athlete, che significa che percorre distanze molto lunghe utilizzando solo la propulsione del suo corpo, in bici, di corsa, trainando una slitta, nelle terre più inesplorate del pianeta. Compie spedizioni da record dalle terre gelate dell’Artico alle distese torride di deserti.
Con un passato da Ironman; vincitore sulle due distanze della Yukon Arctic, maratona e 100 miglia; vincitore alla Gobi March Ultra di Racing The Planet; secondo posto alla Grand to Grand Ultra tra Utah ed Arizona.
Ha attraversato di corsa dall’Atlantico al Pacifico il deserto della Patagonia, dal sud Africa all’Angola il deserto del Namib. Il Deserto di Atacama. In diverse spedizioni sia di corsa che in bicicletta, le terre gelide dell’Artico canadese in pieno inverno.
Stanco mai? Solo se ci sono scale da fare e di fianco c’è un ascensore!

Dino Lanzaretti
Ha attraversato quattro continenti fino a che, il semplice andare in bici, si è trasformato nell’ambizione di pedalare là dove mai nessuno era stato prima, aprendo così un nuovo mondo di esplorazione ed avventure estreme. Attualmente ha attraversato 67 paesi in sella alla sua bicicletta in più di 15 anni di viaggi non convenzionali.
Dino è stato l’ultimo ad essere riuscito ad entrare in Tibet e pedalarlo tutto, e il primo ad aver attraversato la Siberia in pieno inverno con temperature oltre i -55°C.

LA ROTTA
- INVERNO
Il primato del luogo abitato più freddo del mondo se lo contendono i due piccoli insediamenti di Oymyacon e di Verkhoyansk situati nella Nord-est della Repubblica di Sacha-Jacuzia nell’est della Siberia. Questa area è denominata il “Polo del freddo” che ha raggiunto la temperatura record di -69.9°C.
Viste le particolari attitudini dei due esploratori che si sono già confrontati con un ambiente del genere (...Stefano più volte nell’Artico e nel 2019 in Kamchatka dove purtroppo toccò con mano il problema del global warming), nel prossimo inverno pedaleranno i 1200km che separano i villaggi più gelidi della Terra in totale autonomia.
Non basterà la loro tenacia per sopportare temperature disumane, dovranno conoscere benissimo il comportamento di tutta l’attrezzatura a quelle condizioni e gestire al meglio le parti meccaniche della bicicletta, un piccolissimo errore sarebbe fatale.
Semplicemente respirare è una prova difficilissima in questa zona del pianeta che è molto più freddo della vetta dell’Everest, assolutamente vietato sudare per non far congelare l’umidità del proprio corpo, titanico lo sforzo per sopravvivere alle notti infinite dentro la tenda. Senza nessun dubbio il viaggio in bicicletta più estremo di sempre. Potranno contare solo sulla forza delle loro gambe e sull’esperienza maturata in avventure di tale intensità, la mente addestrata a sopportare situazioni estreme sarà la chiave per il loro successo.
Giungeranno al villaggio di Verkhoyansk all’apice delle temperature più estreme del mondo e l’avventura sarà solo a metà. Per documentare l’incredibile sbalzo termico di 105°C in questo luogo torneranno in estate e ripartiranno in SUP per pagaiare sul fiume Yena fino all’Oceano Artico, inutile dire che sarà un viaggio d’esplorazione che nessuno ha nemmeno immaginato.
Pochi esploratori si sono addentrati nella Taiga siberiana in questo periodo dell’anno. Orsi, lupi e soprattutto zanzare sono gli unici abitanti di queste terre inospitali e pericolose.
In piedi su degli speciali SUP da spedizioni, in grado di caricare fino a 300kg di materiale, Stefano e Dino attraverseranno i 750km che separano la loro ultima meta invernale, Verkhoyansk, fino alla foce del fiume Yena sull’Oceano Artico. Tutto in totale autonomia e provvisti di ogni cosa necessaria per sopravvivere alle difficili condizioni. Reti anti zanzare a coprire mani e testa, speciali recinti per proteggere gli accampamenti da attacchi di orsi, potenti esplosivi per scacciare i branchi di lupi, e il necessario per pescare. Un’avventura che abbraccia a pieno l’ignoto e che promette emozioni fortissime, oltre alla testimonianza diretta di questo caldo anomalo che sta sconvolgendo la Siberia.
Racconteranno queste sconfinate foreste che saranno la loro casa per un sacco di tempo e con la certezza che chiunque li seguirà farà di tutto per preservarle.