Marocco 2015

Questa volta ho preso una breve rincorsa, ho fatto due timidi salti sull’asse e senza preoccuparmi se c’era l’acqua in piscina mi sono buttato di sotto. Più o meno in questo modo sono partito per il Marocco, senza una strada, senza una destinazione e senza un perché.

Magnifico! Mi fa strano essere così improvvisamente di nuovo in viaggio; non mi sono preoccupato di dove sto andando ne di cosa mi aspetta e le sorprese non tardano.
È tenue l’odore del mare a Tangheri spazzato via dall’incessante vento che sferza questa città di antichi traffici ma dentro le mura della Medina non arriva nemmeno una leggera brezza e la vita scorre quasi immobile e silenziosa. È da sempre la città da dove tutti passano e nessuno si ferma, da millenni ha unito l’Europa all’Africa e non c’è luogo migliore per cominciare il mio breve viaggio lungo le strade di questo continente a me non del tutto sconosciuto.
Mi basta un giorno per regolare i sensi sulla frequenza “viaggio”, il vento è così forte che mi costringe a fare alchimie d’equilibrio per non cadere, tanto da farmi scendere e spingere la bici. Un gran bell’inizio in compagnia del mio nemico giurato. Non oso avere la meglio su queste forti raffiche contrarie, sarebbe un suicidio, quindi studio bene sulla mappa qualche strada più protetta, da montagne o profonde gole, per ripararmi dalla forza del vento. Il viaggio non è già più sotto la mia volontà ma mosso da forze invisibili che disegnano il mio destino.
Sono troppo concentrato a sfuggire ad Eolo che non m’accorgo di aver perso la vite che fissa il freno davanti alle forcelle. In una piccola discesa sfioro il freno e il pattino si stacca finendo tra i raggi. Disastro! Col battito a mille riesco a fermarmi e fare un rapido resoconto dei danni. Per ripristinare il freno ho bisogno della stessa vite persa che non fa parte del mio set di pezzi di ricambio e il portapacchi anteriore, che era anch’esso fissato con la stessa vite, non ha retto allo strattone e sono saltate un paio di saldature. Con del nastro e un elastico incastro il freno nella sua sede e smonto il portapacchi oramai distrutto.

Quindi assicuro tutti i bagagli al portapacchi dietro e sbilanciatissimo mi rimetto in strada tra queste bellissime verdi colline dell’Anti Atlante, ma con un freno solo. Pedalo fino a sera tardi mentre scandaglio con lo sguardo l’orizzonte per intravvedere un buon riparo per la notte ma le infinite distese coltivate non sembrano invitanti. Attendo quindi il buio per piantare la tenda in un luogo sicuro così che nessuno mi possa vedere. Nel mezzo della notte vengo svegliato da un vocio lontano, metto fuori la testa e vedo delle pile dirigersi verso di me. Bene ora vediamo che succede. Devo valutare ogni possibile azione e prevedere gli eventi dei prossimi istanti e la mia esperienza un po’ mi aiuta. Non è la prima volta che ho compagnia mentre sono accampato. Negli Stati Uniti mi hanno puntato una pistola, in Turkmenistan hanno tentato di assalirmi, in Tibet sono stato accerchiato dai lupi e in Malawi derubato di ogni cosa. Le voci sempre più vicine non sembrano alterate. Percepisco qualche risata e in lontananza sento belati di pecora. Forse sono pastori. Sono a qualche decina di metri da me e decido di uscire dalla tenda. Mi puntano la torcia in faccia e io li saluto. Spiego loro che ho la bici rotta e che mi sono accampato qui per necessità. Sembrano capire il mio misto inglese/spagnolo/francese e rispondono con l’unica parola in arabo che conosco “Mafish Mushkila”, non c’è problema. Un brivido mi scorre giù per le gambe, non sono ostili. Mi dicono che erano incuriositi dai rifrangenti luminosi della mia tenda e sono venuti a vedere cosa fossero quelle luci lontane. Sono pastori che pascolano di notte così gli animali possono idratarsi con l’erba bagnata dall’umidità. Mi assicurano che veglieranno su di me per tutta la notte e di stare tranquillo. All’alba mi sveglio bello riposato e mi stanno aspettando a pochi passi dalla tenda con una teiera fumante di meraviglioso te alla menta. Quasi mi commuovo. In qualche modo comunichiamo mentre facciamo colazione e m’invitano a casa loro la prossima volta in caso mi si dovesse rompere la bici di nuovo. Con passo lento poi si allontanano verso il gregge che, con il timido sole dell’alba, sembra sconfinato. Mentre smonto la tenda e carico la bici sono tutto emozionato di aver incontrato queste brave persone e a me questo Marocco comincia a piacere davvero. Dopo tre quarti d’ora sono di nuovo in strada, il vento di mattino presto non è tanto forte e posso pedalare anche rilassato. Dopo qualche centinaio di metri vedo i quattro pastori sdraiati sotto un ponte di un fiume secco intenti a dormire con i cani a fare il loro compito. L’assenza totale di allenamento si fa sentire dopo quattro giorni, faccio fatica a camminare e se ci sono scale sento ogni muscolo delle gambe urlare pietà. L’ acido lattico m’impone un giorno di riposo e la città di Fes è un luogo magnifico per recuperare energie.

I CONSIGLI DI QUESTO POST

Di solito sono talmente meticoloso nel preparare la bicicletta che sfioro la paranoia. Porto con me ogni sorta di attrezzo e pezzo di ricambio per essere pronto ad ogni evenienza ma sta volta ho tappato alla grande.
Era la prima volta che montavo un porta pacchi alto davanti, solitamente viaggio con due borse laterali anteriori con portapacchi alla ruota. Nella fratta della partenza ho preso il primo che mi è capitato e ho commesso un grossolano errore. La sua fragile struttura unita alle forti vibrazioni hanno fatto allentare le viti al punto da perderne una e causare un bel guaio.

Quando cede un supporto è molto probabile che nel medesimo istante si verifichino delle conseguenze che possono danneggiare pesantemente la bicicletta, nel mio caso il pattino staccato ha sbattuto contro i raggi piegandoli ma fortunatamente non andavo toppo veloce. Per la riparazione sarebbe bastata una vite M6x20 che però non avevo con me. Per ovviare ad incidenti di questa natura bisognerebbe affidarsi solo a elementi di indubbia solidità, mettere una goccia di frenafiletti sulle viti più soggette a vibrazioni e portarsi con se un set completo di viti da M5 e M6 con le quali risolvere la gran parte dei problemi riguardanti il fissaggio dei vari porta pacchi alla bicicletta.